Sunday, October 07, 2007

Tempo d'intese...

Visitate il nuovo blog di iNTESA-Lista civica:
www.tempointese.blogspot.com

Friday, August 24, 2007

Il tritacarne

Finalmente quest'anno sono riuscito a fare una settimana di ferie via da casa. Una settimana al mare che è stata occasione per un pò di riposo ma non solo. Da ogni situazione c'è qualcosa da imparare. E stare a Jesolo la settimana di ferragosto è un ottimo esercizio di studi antropologici e sociologici sul comportamento dei singoli e delle masse.
La cosa che mi ha colpito (e spero non abbia colpito solo me) passeggiando per via Bafile, soprattutto nei pressi di Piazza Mazzini, è stato il livello di devastazione cui quest'area pedonale (il "salotto buono" della città, per intenderci) è stata sottoposta, grazie alla meticolosa azione di sfascio nella quale molti giovani turisti si sono egregiamente disimpegnati.
Lungi da me dare giudizi su come dovrebbero essere gestiti l'ordine pubblico e l'apertura dei locali nella specifica circostanza (cosa sulla quale molti hanno detto di tutto e di più), quello che mi importa mettere in luce in queste righe è il comportamento delle persone. Premesso che la gran parte dei turisti va al mare per passare un periodo di ferie divertendosi e rilassandosi, resta il fatto che quanto è accaduto molte sere in piazza Mazzini (ampiamente documentato dalla stampa) dà parecchio da pensare. Evidentemente c'è una frazione del genere umano di consistenza non trascurabile per la quale divertirsi vuol dire devastarsi e devastare ciò che la circonda. De gustibus, si potrebbe dire. Già, il problema sta nel solito discorso sulla mia libertà che finisce dove comincia quelle degli altri. Francamente la cosa più deprimente di tutta questa situazione è la passività con cui tutti quanti (salvo qualche residente incazzato) accettiamo le bottiglie spaccate per terra, i bicchieri posati ovunque, i cestini che anzichè accogliere i rifiuti sembrano vomitarli, la piazza coperta di volantini delle discoteche che nessuno tiene in mano, le bande di scalmanati che girano impunemente rompendo le balle a chi si sta facendo i cazzi propri (magari cercando la rissa), gli ubriachi un pò ovunque...potrei continuare. Sembra che certi luoghi, in determinate circostanze, diventino delle zone franche, in cui tutto è permesso. Con l'approvazione di tutti, perchè in questi casi il silenzio è complice. E il discorso non vale solo per Jesolo, perchè nelle piazze di molte città situazioni simili accadono ogni weekend, o peggio, ogni sera.
Pensando a questa situazione mi è venuto in mente un evento storico del passato: la battaglia di Verdun, che nella prima guerra mondiale vide affrontarsi alleati ed austo-tedeschi sul fronte occidentale per undici mesi in uno scontro cruentissimo (700.000 perdite in vite umane in totale); bene, questa sanguinosissima battaglia, che macinò uomini e mezzi, armamenti e interi villaggi fu talmente orrenda nella scia di morte che si lasciò dietro da essere ricordata col nome di "Tritacarne di Verdun".
Ecco, anche ai giorni nostri, il tritacarne: quella specie di guerriglia urbana che si verifica in queste situazioni di irrazionalità di massa (non solo nelle piazze, intendiamoci...anche negli stadi, in alcuni cortei, nella corsa ai saldi nei centri commerciali) somiglia ad un immenso marchingegno in cui si macinano la ragione, le coscienze, l'intelligenza ed a volte anche la vita stessa delle persone in virtù di un desiderio di evasione dalla realtà che alla fine non porta a nulla. Un tritacarne che mescolando corpi, alcool, a volte droga ed una buona dose di ignoranza, produce uno svago che si riassume nei mal di testa e nell'acidità di stomaco del giorno dopo, lasciando come scarti i rifiuti che ogni mattina vengono raccolti dagli spazzini.
Se questa fosse una foto della nostra società sarebbe una foto parecchio deprimente, ed è questo il dramma. Perchè a vedere certe scene ti viene la sensazione che se i giovani, che saranno gli adulti di domani, adesso si divertono in questo modo, quando saranno "grandi" riusciranno a devastare quel poco di buono che sarà rimasto nel mondo dalle generazioni precedenti (sempre che non simo morti prima di coma etilico). Ma perchè tutto questo?
A mio avviso questa generazione di ragazzi cresciuti con troppi agi ha perso la voglia di lottare, di essere protagonista del proprio destino. Nascosti dietro ai grandi mali del nostro tempo, quali la precarietà, la crisi della società, l'incomunicabilità (che sembrano spesse volte delle vere e proprie foglie di fico), questa generazione sta abdicando, oppure ha già abdicato, al suo diritto di esistere, di darsi un futuro, di dare un colpo di spugna all'obsoleta architettura sociale che vincola irrimendiabilmente la crescita del nostro Paese. Questa generazione scambia il fancazzismo ("faccio quel cazzo che voglio") con la libertà. La libertà non è questo, la libertà è prendersi la responsabilità del proprio futuro e di ciò che lo influenzerà, politica compresa...la libertà è prendersi la briga di partecipare alla creazione delle basi (il prof. Rullani direbbe "...alla costruzione di un paradigma condiviso...") su cui la nostra società dovrà fondarsi nei prossimi 50 o 100 anni . Giorgio Gaber docet.

"La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione."

Partecipazione. Parolina magica. Libertà=partecipazione. Le conseguenze "politiche" di questa equazione, dati i presupposti chiariti in precedenza, paiono ovvie. Giovani disaffezionati alla politica, giovani che non partecipano, giovani che non votano, giovani che pensano che "tanto non cambia niente", non capendo che è proprio la loro rassegnazione a impedire il rinnovamento. Non si può parlare di una politica che non guarda ai giovani, di giovani dimenticati dalla politica, di una politica fatta dai sessantenni, se poi i giovani di fronte alla scelta di impegno politico, rinunciano sistematicamente perchè "è troppo difficile", oppure perchè "è troppo impegnativa" o infine perchè "abbiamo di meglio da fare". La politica italiana è un malato terminale, inutile negarlo. E la partitocrazia sembra essere il morbo mortale che la affligge da tempo immemore. Così, giusto per prolungare l'agonia, è stata trovata una formula che pare aver attratto anche i giovani, o quantomeno pare averli aizzati uno contro l'altro, destra contro sinistra, rivitalizzando lo scontro che fa da impalcatura alla caverna preistorica nella quale è contenuto il dibattito politico italiano. Il modello del partito (o della coalizione) i cui valori sono riassunti nella personalità di un leader forte, in grado di attrarre su di sè un ampio livello di consensi così come un ampio spettro di critiche. In questo momento si confrontano il populismo e la logica aziendalista applicata alla politica di Berlusconi da una parte e il buonismo terzomondista e inconcludente di Veltroni dall'altra. I giovani sembrano attratti dalla logica del leader dello schieramento. Forse perchè semplifica le cose. Forse perchè, una volta scelto se stare da una parte o dall'altra, si può chiudere il cervello e smettere di pensare, si può rinunciare a farsi un'opinione propria sui singoli aspetti del vivere sociale. Tanto ci pensa il leader a dettare la linea. Una generazione di gregari insomma. Gregari nella politica, gregari nella scelta degli stili di vita, nel modo di vestire, nel modo di consumare. Da questo atteggiamento deriva anche il successo dello sciame di vip o presunti tali che riempiono le pagine dei giornali di gossip o gli studi di certe trasmissioni televisive atteggiandosi da opinion leader.
Sempre Giorgio Gaber, nell'ultimo periodo della sua produzione artistica, scelse di intolare una delle sue ultime raccolte musicali "La mia generazione ha perso". Io ho la sensazione che la mia, di generazione, abbia scelto di non provare nemmeno a lottare.

Wednesday, August 22, 2007

I'm back!

...è passato un sacco di tempo. Sono passati praticamente dei mesi, segnati da un'unico intervento, il 10 luglio. Giusto per dire al mondo che stavo andando a prendermi ciò che mi spettava.
Fa quasi strano mettersi a scrivere un'altra volta. Ma siccome dovrei avere un pò di tempo libero, mentre decido cosa fare della mia vita, mi pare opportuno ricominciare a scrivere le mie cazzabbubbole sul blog.
Negli ultimi mesi ho scritto poco, è vero. Ho capito che il web è uno strumento prezioso, ma del quale non si deve abusare. Forse mi ha aiutato a prendere un pò di coraggio, mi ha permesso di riuscire a parlare alle persone in modo più diretto, è stato una specie di palestra. Però la vita è vita. E le persone sono persone in carne ed ossa, non righe di codice binario. Per questo mi ero preso una pausa dall'hobby (chiamiamolo così) del blogger. Ora si riparte, giusto per non perdere il vizio di scrivere. Non so quanto per quanto tempo e non so con che prospettive ricominci questa esperienza. Ma si riparte.
Have a nice day!

Tuesday, July 10, 2007

Today

I'm going to take what's mine.

Friday, May 04, 2007

Pagina 147

E sì. Sono arrivato a pagina 147. Di che cosa? della mia tesi, ovvio. Il giorno del giudizio si avvicina. La parte più impegnativa del lavoro sarà capire il senso di quello che ho scritto...sempre che quanto fatto abbia un senso, cosa non scontata.
Ho postato poco in questo periodo. Un pò perchè o faccio il laureando o faccio il blogger (che ormai sta diventando per molti un primo o un secondo lavoro), un pò perchè le cose da dire sarebbero state troppe, un pò perchè era impossibile descrivere l'incertezza che mi pervade in questo periodo. Mesi che sono stati allo stesso tempo intensissimi e vuoti, ricchi di esperienze e di emozioni ma scivolati via con ua rapidità sorprendente, memori di un passato indimenticabile e privi di un futuro perlomeno abbozzato. C'est la vie, direbbe qualcuno...la vita è strana, ripeto per l'ennesima volta io. Strana soprattutto quando devi compiere scelte, fare progetti, inventarti un domani. Credo che la precarietà della quale, in questi tempi, tutti si riempiono la bocca, sia più mentale che economica (per carità, non che quella economica sia trascurabile, anzi). Ma la precarietà mentale nasce dal non riuscire a conoscere sé stessi e le proprie potenzialità, cosa che porta a temere sistematicamente di non farcela. Come è capitato a me.
In questi momenti, per non cadere in sbattimento cronico, contano le persone che hai accanto, quelle sulle quali non puoi non contare, quelle dalle quali non puoi prescindere. Da questo punto di vista credo di essere stato e di essere tuttora molto fortunato...o meglio, credo che Dio manifesti il suo Amore per noi anche attraverso le persone che ci mette accanto ogni giorno. O perlomeno questo è il segno più lampante del suo Amore per noi.
Sono quelle persone i cui nomi vorresti inserire uno per uno nei ringraziamenti della tua tesi. Cosa che magari non farai, perchè tutti dicono che la tesi dovrebbe essere una cosa seria, e non è opportuno usarla per fare dichiarazioni d'affetto, d'amicizia...ma in fondo la tentazione di farlo ci sarebbe, eccome...
...magari la tentazione non si materializzerà, ma in qualche modo vuoi che queste persone lo sappiano, quanto sono state e sono importanti. Chi ha orecchie per intendere....anzi chi ha occhi per leggere....
Have a nice day!

Wednesday, April 18, 2007

Sorry, but I've lost my smile














Non è tempo per noi
che non ci svegliamo mai,
abbiam sogni però troppo grandi e belli, sai
belli o brutti abbiam facce
che però non cambian mai,
non è tempo per noi e forse non lo sarà mai.
(Non è tempo per noi, Ligabue)

Monday, February 26, 2007

Pensiero meteorologico.

C'è un bel sole fuori oggi.
Sembra che l'inverno sia passato.
In realtà sembra che l'inverno quest'anno non sia mai arrivato.
Scorrendo i post passati mi sono fermato a questo. Era la fine di settembre, l'estate se ne stava andando ed io riflettevo su come stesse cambiando la mia vita.
Oggi sono nello stesso posto di quel giorno, e fuori c'è lo stesso sole di quel giorno, forse ad indicarmi che l'inverno se ne sta andando. O forse a suggerirmi un bilancio dei mesi trascorsi tra questi due pomeriggi assolati.
Non ho più un foglio bianco davanti a me. Ho una tesi da completare, e una cinquantina di pagine già scritte.
Ma a parte questo, è la mia vita a non essere più un foglio bianco. Dovrei scrivere pagine e pagine per spiegare il senso di questa frase. Ma non servono, perchè chi mi ha letto ultimamente sa cosa voglio dire.
Io non sono lo stesso di quel giorno. O forse si, perchè l'inverno, come dicevo all'inizio, non è arrivato. Né fuori né dentro di me. In fondo quell'estate che avevo dentro cinque mesi fa ha continuato a far sbocciare i fiori e a dare i suoi frutti. Non sugli alberi, ma nel mio cuore.
Il cielo così limpido sembra indicare che, se abbiamo qualche sogno da realizzare, è il momento di scriverlo su una nuvola e appenderlo sul suo sfondo azzurro. Anche perchè così lo vedranno tutti. Un modo come un altro per dimostrare che non stiamo vivendo a caso.
Have a nice day!

Friday, January 19, 2007

Riflessioni da blogger

Per cogliere tutto il valore della gioia devi avere qualcuno con cui condividerla.

(M. Twain)


Non sai mai che ti può capitare nella vita.
Capita che preso da momenti di noia mortale ti metti a creare un blog tutto tuo, dopo aver ritenuto ridicoli tutti quelli che ne avevano già creato uno.
Capita che, convinto di usare il blog per parlare di politica, di attualità, dei destini del mondo e dell'umanità, finisci per cominciare a scrivere anche degli affari tuoi, delle cose personali, di quelle idee che ti riempiono la testa da tempo ma che, introverso e timido come sei, non riveleresti neanche sotto tortura.
Capita che usare il blog come “specchio” di sé stessi, delle proprie idee, dei propri stati d'animo diventi un'ottima valvola di sfogo ed un mezzo per mostrare quella parte di te che non riesci, in altre circostanze, a mostrare.
Capita che quando qualcuno ti lascia un messaggio, un saluto, una critica, questo ti fa star bene, perché sai che qualcuno ha dedicato del tempo a leggere e a capire qualcosa pensato e scritto da te. Ti senti importante per qualcuno, o perlomeno sai che non tutto il mondo è indifferente alla tua vita.
Capita, ma non a caso (perché niente capita a caso...giusto?!?), che su un Bacio Perugina, trovi 'sta frase di Mark Twain. Una frase che contiene tutto il senso di una convinzione e di un percorso di ricerca personale. E in fondo materializza il motivo che ti ha spinto a scrivere tanti dei post che hai sul tuo blog, l'ultimo in particolare.
Una quesito: premesso che non ho mai letto Mark Twain, e premesso che se mettono i suoi aforismi sui Baci Perugina lui dev'essere stato senz'altro un figo (parlando dal punto di vista letterario), se io penso le stesse cose che lui ha pensato un bel po' di tempo fa, vuol dire che ho un futuro da scrittore?...

...ma anche no.


Tuesday, January 09, 2007

Impressioni di gennaio

La depressione post-festività è una brutta bestia. Normalmente in questo periodo si vivono stati d'angoscia, sensazioni di vuoto e di mancanza, momenti di schizofrenia...ogni tanto provo a pensare com'era odioso tornare a scuola dopo le vacanze di Natale. Professori che ti aspettavano con il mitra in mano, pronti a sparare verifiche e interrogazioni una dopo l'altra. Sembra un brutto sogno, un incubo, un girone infernale se guardato a sei anni di distanza. Eppure ci sono passato anch'io, senza lasciarci la pelle, sono sopravvissuto, come tanti, come tutti. Quando cominci la vita adulta (o presunta tale), la storia si ripete. Il luogo di lavoro come una specie di punizione divina dopo i fasti delle feste (bel gioco di parole).
Io sto nel limbo della vita universitaria. Essere qui è reputato da alcuni una fortuna, da altri una maledizione (soprattutto da quelli che non vedono l'ora di finire; a proposito, la tesi va avanti, un passettino alla volta ma va avanti). A me questi mesi da laureando stanno offrendo l'opportunità di pensare alla mia vita, alle sue sfaccettature, alle sue anomalie, alle cose che vorrei cambiare ma anche alle tante cose belle che vivo e che non cambierei per niente al mondo. E allora il ritorno alla “normalità” di questo inizio gennaio una volta tanto non mi ha depresso, ma mi sta facendo apprezzare quanto di bello ho vissuto in questi mesi. Mi sta facendo pensare anche alle cazzate che faccio, alle occasioni perse, ad un futuro che adesso più che mai è futuro perché non ho la più pallida idea di dove sarò e cosa starò facendo tra 1, 3, 6 mesi, figuriamoci fra un anno o più. Ma il passato è passato, il futuro dal mio punto di vista esula in buona parte dalla volontà umana (...sia fatta la Tua Volontà...). Quello che resta sono i frammenti di una storia che viviamo giorno per giorno, e che per quanto possiamo programmarla, poi viene come viene. Quei frammenti sono emozioni, ricordi, parole, canzoni che resteranno per sempre legati ad un momento di questa storia. A me di tutte queste feste di Natale è paradossalmente rimasta impressa una canzone che mi gira in testa da due giorni. Dico paradossalmente perché è una canzone tutt'altro che natalizia. Don't let me be misunderstood, Santa Esmeralda, uno dei più grandi successi della Latin Disco anni '70. Tra una festa e l'altra, durante i bagordi natalizi, ho finito per sentirla troppe volte in poco tempo 'sta canzone.
Profuma di mare questa canzone. Profuma di estate. Ha il sapore delle nottate infinite passate in spiaggia o di serate in discoteca che sembrano non finire mai. Ha il sapore di un divertimento appagante, indimenticabile. Ha la forza del sangue che scorre e ribolle nelle vene. Ha la follia della tua mente che, libera dalle preoccupazioni, si lascia trasportare da una tempesta di emozioni e sentimenti. Ha le sembianze di una di quelle foto di gruppo con gli amici più cari, che hai in un cassetto e che ogni tanto tiri fuori ed è sempre lì, il tempo non la può ingiallire, perché quello che ti ricorda non è un singolo fotogramma, ma un'esperienza che hai dentro di te e che non potrai mai scordare, perché come mille altre esperienze ha plasmato un po' di quello che sei e ti ha fatto provare emozioni indescrivibili. Sarà che non vedo l'ora che arrivi l'estate. Però, a me questa canzone ricorderà per sempre questo periodo (lo so, sono fuori stagione), le persone splendide che ho la fortuna di avere per amici, mi ricorderà quanto è bello ricredersi sulle persone dopo averle giudicate superficialmente, mi ricorderà dell'alchimia inaspettata, inesorabile e per certi versi incomprensibile (in senso buono), che ci ha fatto legare in questo periodo, mi ricorderà la Coca-Cola con le Mentos a Capodanno, mi ricorderà le cadute al Palaghiaccio, mi ricorderà i pupazzi dei Griffin che ho ricevuto in regalo. Mi ricorderà che nonostante tutto, il tempo che abbiamo da vivere non va sprecato, perché è tremendamente prezioso. Se lo condividiamo con gli altri moltiplica il suo valore. Se sappiamo investirlo nel modo giusto, l'epilogo della nostra storia personale non potrà che vederci con il sorriso sulle labbra, la serenità nella mente e la gioia nel cuore. Cioè più o meno nello stato d'animo in cui mi trovo io adesso, in questa biblioteca semivuota in un sonnacchioso e deprimente pomeriggio di gennaio.

Have a nice day!