Friday, May 12, 2006

Tifosi smarriti

Il mondo del pallone è sottosopra. Dopo essere resistito ad innumerevoli scandali, da quello dei passaporti, a quello delle squadre con buchi di bilancio tali da far impallidire un'azienda fallita, passando per lo scandalo doping, questa industria (perchè di questo si tratta) sta vivendo la sua bancarotta. Il giocattolo si è rotto.
Quando lo scandalo doping investì altri sport, ciclismo in primis, i signori del calcio si affrettarono a dire che il calcio no, era uno sport pulitissimo e pieno di lealtà sportiva. E i media a sostenere servilmente questa tesi, impegnandosi invece a sputtanare altri ambienti (sempre il ciclismo in testa) dove invece il marcio c'era, e andava spazzato via. E allora tutti a trattare i ciclisti come criminali, come ladri. Per non parlare di altri sport, dall'atletica al nuoto, in cui il sospetto di prestazione gonfiate è storicamente presente, perchè, periodicamente, qualche atleta faceva il furbo. Ma il calcio no, è pulito come l'acqua di sorgente. Nell'ultima edizioni dei mondiali se non sbaglio non è stato riscontrato un caso di doping. Fantascienza.
Il processo per doping contro la Juventus, unica azione giudiziaria forse mirata a far luce su questo male del pallone, è finito con l'assoluzione degli imputati. Non voglio dire che solo gli juventini si dopassero, anzi. Ma la sentenza è sintomatica del potere assunto dal calcio come ambiente, nonchè della sua capacità di nascondere lo sporco sotto il tappeto.
Questo del doping è solo un'esempio dei problemi di questo ambiente: parliamo dei passaporti? Parliamo delle scommesse? Parliamo del "doping amministrativo"? Potremmo, ma sarebbe inutile. Una cosa però, da studente di economia, mi ha infastidito. Se una qualsiasi azienda non è in grado di pagare i suoi debitori viene dichiarata insolvente e fallisce. Se un'azienda non paga le imposte per anni prima o poi viene sequestrata dalla magistrtatura e possibilmente i suoi amministratori vengono arrestati. Di solito non succede che tale azienda scenda a patti con l'Ufficio delle Entrate per rateizzare il debito fiscale Per le squadre di calcio (che sono delle aziende) questo non succede. L'impunità di certi ambienti, di certe organizzazioni, è la peggior immagine che le istituzioni di uno Stato possono dare ai propri cittadini.
Dopo l'aura di impunità che il calcio ha avuto in questi anni, ora la giostra ha smesso di girare. Forse la misura era colma. Comunque sia tutti ora si affrettano a prendere le distanze, a dire che bisogna fare pulizia, a dire che è finita un'epoca, mezzi d'informazione in testa. Va detto però, che se il calcio era un regime, come ogni regime, per mantenersi integro, aveva bisogno di controllare i mass media. E dalle indagini pare che il calcio non smentisse questa regola. Non è che forse i mass media e i loro editori traggono dal calcio la maggior parte dei loro profitti grazie anche alle polemiche che riescono a creare e a far girare attorno ad esso?
Volendo trovare una chiave di lettura, il momento in cui il calcio ha perso la sua innocenza è proprio questo: il momento in cui una società si proccupa più di spuntare contratti televisivi milionari che di riempire uno stadio di tifosi. I termini sono stati invertiti: da più tifosi = più soldi = più risultati, a più risultati = più soldi. Ovviamente nella seconda equazione i tifosi non entrano neanche di striscio. Sono ininfluenti perchè oramai asuefatti al regime. E di fronte al crollo di certezze granitiche tutti noi tifosi ci ritroviamo, come i tedeschi dell'est di fronte al Muro di Berlino che viene abbattuto, inevitabilmente smarriti.
Se magari la tv, per quanto concerne lo sport, mostrasse anche qualcosa d'altro, le cosidette discipline minori (minori nel senso che in quegli sport girano meno denari) avrebbero più dignità, mentre qualche paperone del calcio (calciatore, procuratore, dirigente o...arbitro che sia) si ritroverebbe qualche miliardo di meno in tasca. Ma di sicuro non morirebbe di fame.

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