Sunday, May 14, 2006

What wrestling means


…A King of the Ring 1998 Mankind ed Undertaker danno vita ad un match a dir poco fantastico, caratterizzato dalle imbizzarrite performance di Mankind che riuscivano a nascondere anche lo stato di forma non eccellente di Undertaker, colpito da un infortunio ad una caviglia. Il momento più eccitante del match quando Mankind viene scaraventato dal tetto della gabbia (a 5 metri di altezza) direttamente sul tavolo della postazione dei telecronisti di lingua spagnola, Tito Santana e Carlos Cabrera. L'impatto è talmente violento che Mankind perde addirittura tre denti ed il match viene sospeso per oltre cinque minuti affinchè si accertassero le reali condizioni fisiche di Mankind.
L’incontro riprende con un altro duello sul tetto della gabbia, questa volta Undertaker esegue una chokeslam su Mankind, il quale sente letteralmente mancare il terreno sotto di lui, il tetto della gabbia aveva ceduto e Mankind era così precipitato di nuovo questa volta al centro del ring. Il match si conclude con Undertaker che riesce ad eseguire la Tombstone su Mankind sopra ad un mucchio di puntine da disegno che lo stesso Mankind aveva gettato sul ring durante una fase del match. Mankind grondava sangue da parecchi punti del suo corpo ed il tutto era amplificato dalla camicia bianca che indossava. Mick Foley è comunque oggetto di un’autentica “standing ovation” da parte di tutto il palazzetto ed acquista parecchi punti come “beniamino” del pubblico…

(www.tuttowrestling.com)

Parlando di wrestling se ne sentono un po’ di tutti i colori. Ho deciso di aprire questa riflessione raccontando un pezzetto della storia di questo business (business, non sport; nello sport puoi essere un grande atleta ma avere il cervello vuoto, vedi molti calciatori, nel business no; con buona pace di quelli che dicono che il wrestling non è neanche uno sport: infatti è molto di più).
Ho deciso di partire da un personaggio magari sconosciuto ai più, ma che può aiutarci a capire il senso di questo mondo apparentemente così bizzarro. Non sto parlando del Phenom, ossia di Undertaker (Respect!), un’icona del wrestling che ormai conoscono anche i sassi. Sto parlando dell’altro contendente dell’incontro brevemente riassunto all’inizio, e cioè di Mick Foley, alias Mankind, un wrestler che ha ottenuto l’appellativo di “Hardcore Legend”, la leggenda dell’hardcore, ovvero del combattimento estremo, senza regole e con armi non convenzionali. Mick Foley è uno che in una decina d’anni di carriera vera e propria (da fine anni ’80 a fine anni ’90), e in un successivo periodo di combattimenti più sporadici (fino al più recente di Wrestlemania XXII, dove ha combattuto splendidamente, in un match, manco a dirlo, hardcore), ha lasciato sul ring litri di sangue, buona parte dell’orecchio destro, i tre denti sopracitati nonché buona parte della sua salute mentale; di sicuro sul ring si è garantito tutti i malanni della vecchiaia (dolori ossei e muscolari) con una ventina di anni d’anticipo ed ha rischiato la paralisi (per la cronaca la foto sopra ritrae Mick Foley nei panni di Cactus Jack, il personaggio più "hardcore" da lui impersonato). Se vi chiedete se i lottatori si picchiano davvero, al di là delle evidenti fasi di lotta simulate ed organizzate prima del match, cercate su internet il video del match dal quale sono partito: penso potrebbe convincere anche quelli che dicono che il wrestling “è tutta una farsa”. Se vi chiedete se le rivalità sono reali o finte guardatevi qualcuna delle mosse più spettacolari: molte volte la vita di un atleta è nelle mani del suo avversario.
Ma torniamo a noi. Cosa spinge un wrestler a fare quello che ha fatto Mick Foley (e attenzione, come lui ce ne sono molti che pur non arrivando in alto come lui per anni hanno passato la loro carriera combattendo nelle piccole federazioni con molti rischi in più e molte sicurezze in meno)? Direte voi: i soldi. In parte vi do ragione. In un business i soldi sono un elemento importante per mandare avanti la baracca, grande o piccola che sia. Il problema è che Mick Foley, buona parte della sua carriera l’ha passata in federazioni minori, quasi a dirci che non combatteva solo per i soldi, ma soprattutto per qualcos’altro:"...Mick Foley è comunque oggetto di un’autentica “standing ovation” da parte di tutto il palazzetto ed acquista parecchi punti come “beniamino” del pubblico...".
Queste parole riprese dall’inizio ci danno una chiave di lettura: attraverso quell’incontro di King of The Ring 1998, e tanti altri di tenore simile, Mick si è garantito per sempre l’ovazione, il rispetto, la devozione da parte del pubblico ogni volta che partecipa a un qualche evento della WWE.
La gloria e i soldi, come negli altri sport. Si, ma anche un logorio fisico che in pochi sport ha eguali. Anche perché il rapporto ricompense/sacrifici è nel wrestling, per la maggior parte dei lottatori, inferiore, e di molto, a 1. Qualche volta il logorio ha compreso anche il doping, o la dipendenza dagli antidolorifici, e questo pesa sull'immagine del business. Il fatto è che queste spinte poi le paghi. Chiedere ai tanti atleti prematuramente scomparsi per questo motivo. Per fortuna da questo punto di vista la morte di Eddie Guerrero è stata utile perché ha segnato un momento di svolta per la lotta al doping nella WWE (Eddie si era ripulito, ma ha pagato gli eccessi del passato).
Ma adesso vorrei rivolgermi a tutti quelli che il wrestling lo vedono come il fumo negli occhi. Voi mamme e papà che vi riempite di soap opera e telefilm, che passate le domeniche a guardare Domenica In o Buona Domenica, che sono diventate trasmissioni atte ad ospitare concorrenti di reality che grazie a questo (e grazie alla loro stupidità nonché a quella dei conduttori) vengono chiamati a dire la loro opinione su qualsiasi cosa, dalle posizioni del kamasutra alla fame nel mondo. A voi che ai vostri figli avete insegnato a vivere i weekend nei centri commerciali, che fate loro vedere i reality con i concorrenti ricoli citati prima, che per i vostri figli riuscite al massimo a sognare una carriera rispettivamente da calciatore o da velina, e a questo fine li lasciate 10 ore al giorno davanti alla tv, dove nei programmi pomeridiani non fanno altro che intervistare veline e calciatori tra loro accoppiati. A voi che guardate i programmi di Maria de Filippi e che come l’urlante pubblico onnipresente nelle suddette sceneggiate, sputate sentenze sui protagonisti di queste stesse trasmissioni, fingendo di fare delle considerazioni intelligenti sui contenuti dei suindicati programmi (che hanno un contenuto qualitativamente pari all’attività celebrale dei loro protagonisti, cioè 0, o forse meno), quando in realtà siete solo invidiosi di non poter essere voi i protagonisti di tutte quelle chiacchiere. A voi sociologi che vi fate ospitare nelle stesse trasmissioni per cercare di trovare dei profili psicologici nella vita della gente di spettacolo (salvo il fatto che buona parte delle persone di spettacolo hanno due capisaldi nella vita: i soldi e la vita sessuale) e che passate il tempo a denigrare il wrestling, causa di tutti i problemi dell'infanzia e dell'adolescenza, neanche fosse il diavolo. A tutti voi che avete come principale attività culturale guardare la tv spazzatura fin qui rappresentata. A tutti voi chiedo: perché ce l’avete tanto col wrestling? Nella peggiore delle ipotesi per voi non è né più né meno uguale alla porcheria che guardate in tv. Con la differenza che nel resto dei programmi la gente sputtana e si fa sputtanare a parole. Almeno nel wrestling si arriva ad una resa dei conti, costruita, si, magari violenta. Ma la vita è forse semplice, priva di pericoli, giusta, dolce, serena?Per questo il wrestling è molto meglio del resto della tv: perché in fondo è una parodia della vita reale, ma molto più reale dei reality. Ti insegna che nella vita si vince e si perde, ci sono i furbi e gli onesti, gli amici e quelli che ti fregano. E se invece di lasciare che i bambini guardino da soli il wrestling (perché avete di meglio da fare piuttosto che accudire i vostri figli) per poi urlare ai quattro venti che è trash, è spazzatura, che è diseducativo, dovreste provare a guardarlo insieme ai figli. E imparereste qualcosa anche voi. Magari imparereste che i bambini cercano solo degli esempi positivi da seguire (che non trovano in altri ambienti, famiglia compresa). Per questo il wrestling per loro è così accattivante.

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